Linda Fregni Nagler
The Hidden Mother
Mack, London, UK, 2013
pagine 432
prima edizione
dimensioni 28.5 × 24 cm, copertina morbida con sovraccoperta
lingua Inglese
ISBN 9781907946530
Sulla scia di Fabiola di Francis Alÿs e delle Capsule del tempo di Andy Warhol, Linda Fregni Nagler ha raccolto immagini apparentemente insignificanti e ha accumulato un archivio significativo, dando loro uno scopo e un'intensità rinnovati.
The Hidden Mother è composto da 1.002 fotografie (da dagherrotipi e tintometri a cartes de visite e cabinet cards), tutti esempi di una pratica ormai ridondante: nascondere o occultare un genitore sullo sfondo del ritratto di un bambino, una procedura comune dall'avvento della fotografia fino agli anni Venti, quando i tempi di esposizione erano relativamente lenti e il genitore nascosto doveva tenere fermo il bambino.
Queste madri nascoste possono essere individuate sullo sfondo di ognuno di questi ritratti: incombono dietro i loro figli, avvolti in coperte, tappeti e broccati mentre sostengono la loro progenie come soggetto centrale. Le iterazioni variano, e in alcuni casi la madre nascosta si rivela come una sola mano, mentre in altri il bambino è seduto su una figura avvolta, o il genitore si nasconde letteralmente, assicurando che l'identità del bambino sia trasposta sulla propria.
Le immagini hanno un certo grado di comicità - anche se non intenzionale - perché allo spettatore viene chiesto di sospendere l'incredulità, di “non vedere” la figura nascosta. Alcuni spettatori contemporanei non avrebbero semplicemente visto la madre nascosta del ritratto, a dimostrazione della natura culturale dell'atto del vedere. Per altri spettatori, la figura nascosta era una parte essenziale del quadro: gli alti tassi di mortalità infantile significavano che i ritratti postumi erano la norma, e quindi la madre nascosta significava per lo spettatore che quel bambino era vivo.
Creando e definendo un sottogenere della fotografia, Fregni Nagler ha accumulato immagini che ripetono un gesto particolare: la negazione del genitore nell'interesse della leggibilità del bambino. I molti temi che ribollono sotto la superficie della sua collezione sono unificati dal principio singolare dell'effacement, come se questo gesto parlasse della natura stessa della genitorialità, o del posto della donna in una società patriarcale, in cui è rappresentata senza un'identità propria.
La collezione si confronta anche con l'inevitabile natura autolesionista del fotografo e del collezionista. L'artista stessa sembra aleggiare su queste immagini come una madre - conservando e salvaguardando queste fotografie; come collezionista, presentatrice e curatrice della collezione, Fregni Nagler stessa diventa un'altra madre nascosta.
(dal sito dell'editore)